Una situazione particolare rappresenta, tra le manifestazioni degli eventi rituali o almeno abituali del periodo invernale, il famoso San Nicola (Santa Klaus, per gli scandinavi arrivati sul Nuovo Continente, l'America, e dal quale, per confusione e agglutinazione, si è arrivato al fatto che Babbo Natale porti il nome di Santa Klaus, quando in realtà questo personaggio si riferisca ad realtà totalmente diversa).
Comunque sia, San Nicola "cade" sempre durante il periodo dell’Avvento. Ecco perché una grande parte della tradizione lo considera un vero e proprio "inizio delle feste invernali" o la "soglia dell’inverno".
Va detto che, nelle comunità arcaiche, la delimitazione delle stagioni (sia economica e che rituali, la primavera e l’autunno sono considerate le stagioni di passaggio) si faceva scegliendo delle così dette "soglie", delle spartiacque: "La Festa di San Nicola dura tre giorni, in alcuni luoghi, anche una settimana. Si tratta di un periodo di restrizioni dal lavoro, ma anche dalla gioia, perché San Nicola è il simbolo della misericordia. Il primo mese dell’inverno contiene elementi specifici del tempo-soglia, alternando tra le giornate fredde o di tardo autunno. A San Nicola si dice che la notte si trasforma in giorno quanto il pulcino si gira nel guscio. Dopo tre giorni di festa di San Nicola, il 9 dicembre, il giorno cresce quanto il gallo salta nel recinto. Significa, infatti, la crescita della giornata nell’attesa del solstizio d'inverno."
Secondo la tradizione popolare, in questo giorno si tengono anche gli ultimi “praznici” della casa. Il “praznic” è "la celebrazione" di un santo, che porta il nome di un importante membro della famiglia che non c’è più ( colui/colei che ha fatto la casa, che ha portato dei miglioramenti, ecc.).In quest’occasione si fanno anche “le pomeni”(ovvero, la carità nel nome dei morti).
In alcune località del Banato Montano circola la leggenda secondo la quale San Nicola ha avuto tante figlie. Ma, così come neanche una persona non assomiglia con le altre, alcune delle figlie erano buone e compassionevoli, mentre le altre erano cattive, facendo fatti oltraggiosi e dsipettuosi. Allora San Nicola decise di premiare loro secondo i loro fatti: alle figlie brave ha dato dei doni e alle figlie cattive ha dato... una verga. Da qui "l’usanza" di dare doni ai bambini buoni, e la verga ai cattivi, per servire da lezione.
E’ ovvio che, trattandosi di una festa importante, ci siano anche alcuni piatti che si preparano per questo giorno. In primo luogo, essendo un giorno di festa, con “dezlegare la pește”, e cioé, l’assoluzione di mangiare il pesce, che si mangia soprattutto con riso nella zona di Banato.
Ci sono anche altri piatti specifici per le feste, come per esempio, la zuppa di pomodoro – si fa il soffritto di cipolla, si aggiungono dell’acqua e delle verdure intere (che saranno poi rimossi dalla zuppa - carota, sedano, pastinaca, prezzemolo). Una volta cotti si tolgono e si aggiunge la passata di pomodoro, il brodo a piacere, 1 cucchiaino di riso per ogni litro di brodo, le foglie tritate di sedano, levistico e prezzemolo, e un po' di pepe.
Fonti:
Gabriela Rusu Păsărin, Calendar popular românesc. Craiova, Editura Scrisul Românesc