Un elemento centrale della cultura tradizionale romena è il vino. Inoltre, noi l’abbiamo identificato come essendo un mitologema importante (nel senso che è molto comune nella letteratura '' classica '').
Il vino è una bevanda il cui ruolo cerimoniale e rituale si distingue chiaramente non solo per la frequenza d’utilizzo, ma soprattutto dai molti significati antichi che li racchiude e che hanno ricevuto, con la consacrazione della religione cristiana, un profilo spirituale ben definito.
In effetti, nella storia dell’umanità (culturale, economica, civilizzatrice, ecc.) il vino, anche se non è la prima bevanda ottenuta dalla fermentazione naturale (alcuni dicono che sia stata la birra prima ancor del vino) è, senza dubbio, il liquore con le più grandi e le più complesse implicazioni che riguardano il rito e l'importanza in termini di vita spirituale e religiosa: ''Il simbolismo più discusso è quello del Cantico dei Cantici (2.4): Lasciatemi entrare nella Casa del Vino. E’ la Gioia, lo Spirito Santo, la Saggezza, la Verità, dice Origene. E’ la saggezza di Dio, l'amore, la gioia, dice san Giovanni della Croce. Per Clemente di Alessandria il vino è per il pane, quello che la vita contemplativa e lo gnosticismo è per la vita attiva e per la fede.''[1]
Inoltre, è noto il ruolo essenziale del vino nell'Eucaristia. E' la ragione per la quale può essere ritrovato nel rito cristiano della liturgia, ma anche nelle grandi feste del cristianesimo, come il Natale, ma soprattutto la Pasqua: “Gesù, attraverso la Cena, esprime un altro simbolo: Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza (Marco, e le scene parallele, suggerimento al sacrificio cruento dell’alleanza, descritto nell’Esodo). L’avvicinamento è sufficientemente ben espresso dalla frase, menzionata abbastanza raramente: Il vino è il sangue del grappolo.''
Secondo Tudor Pamfil, ''strettamente legata al vino e alla viticoltura è Brumărel, un personaggio mitologico dalla lirica e dall’epica popolare, che rappresenta la personificazione delle brine dei mesi di ottobre e novembre.''
Il vino ha un posto molto importante nella cultura tradizionale. E qui non stiamo parlando solo dell’aspetto sociale e tradizionale (la festa dei vigneti era uno dei più importanti eventi celebrati nella campagna romena), ma anche di quello rituale, ed infine religioso: ''La vecchia mentalità romena, in questo modo, considera il pane e il vino un cibo totale. In una variante della leggenda su Baba Dochia, essa chiede del cibo a Dio, ciò significava pane e vino - come elementi definitori del cibo umano. La cura del contadino per ottenere il vino si è concretata in abitudini che si basano sulla convinzione che con la creazione di un complesso rituale magico, il raccolto sarà influenzato, la quantità di uva aumenterà, e la qualità del vino ottenuto sarà una dei migliori.''
Fonti:
Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dictionnaire des symboles, Paris, Editions Robert Laffont S.A. et Edition Paris, 1982.
Tudor Pamfile, Sărbătorile la romîni, București, Editura SAECULUM, 1997, p. 188
Ivan Evseev, Enciclopedia simbolurilor religioase și arhetipuri culturale, Timișoara, Ed. Amarcord, 1999.